Il restauro
Nate per allestire l'effimero, le costruzioni teatrali hanno fronteggiato, durante il corso del Novecento, il progresso del cinematografo e una rapida trasformazione tecnologica, sopravvivendo a guerre, rivoluzioni e ribaltamenti di costume epocali. Forse per questo, ancora oggi, i teatri continuano a rappresentare in modo ineguagliabile il groviglio delle aspirazioni e delle identità comunitarie, in altre parole il cuore delle città.
Il restauro del Teatro ha mirato, ovviamente, anzitutto ad adeguare la struttura alle normative vigenti per i locali di pubblico spettacolo, renderla agibile e infine riportare l'architettura alle proporzioni originali, dopo che gli interventi del dopoguerra ne avevano modificato pesantemente i rapporti interni.
Nella configurazione del foyer al piano terra e della sala (corpi illuminanti, tendaggi, ecc.) si è manifestata una rigorosa volontà conservativa propria degli interni storici, mentre per altre parti del complesso (ad esempio biglietteria, guardaroba, foyer al secondo piano), laddove si trattava di sviluppare nuovi dettagli e arredi, si è attivata una più accentuata connotazione contemporanea, sottolineando al tempo stesso il profondo legame del Teatro con la città attraverso la disposizione di grandi pannelli che riproducono le foto di David Bastianoni.
Prima del restauro (2003)
Dopo il restauro (2009)
La facciata di notte (2009)
Negli ultimi venti anni si sono succeduti intorno al Teatro almeno tre gruppi di progettisti, a cominciare dall'architetto Lanfranco Benvenuti, che negli anni '80 si occupò del recupero del complesso, realizzando i primi interventi sul Ridotto. Sulla base del progetto preliminare redatto dall'ingegner Roberto Borghini, il vero e proprio recupero teatrale è poi avanzato sul disegno dell'architetto Giorgio Faccioli, che ne ha curato gli interventi di ricostruzione e adeguamento funzionale, guidando inoltre le operazioni strutturali e impiantistiche.
A questi è seguito il gruppo degli architetti Piero Guicciardini e Marco Magni, che ha completato i restauri e gli allestimenti, conferendo una nuova interpretazione al sistema degli spazi pubblici interni ed esterni al teatro. Il progetto di recupero del Teatro dell'architetto Faccioli aveva l'obbiettivo di adeguare la struttura teatrale alle normative vigenti per i locali di pubblico spettacolo, renderla agibile e infine riportare l'architettura alle proporzioni originali, dopo che gli interventi del dopoguerra ne avevano modificato pesantemente i rapporti interni.
L'intervento ha riguardato parti dell'immobile, dall'atrio d'ingresso fino al boccascena, con modifiche funzionali all'assetto generale ed aspetti legati alla normativa antincendio, quali l'adeguamento delle vie di fuga e la sistemazione dei percorsi per i disabili, oltre ad interventi di recupero e di ripristino delle parti dell'edificio in stato di degrado.
Il progetto ha previsto un intervento di demolizione totale del volume retrostante e la realizzazione della nuova torre scenica comprendente il blocco dei servizi funzionali ai vari piani (camerini per gli attori, servizi igienici e scala di sicurezza). Questa nuova parte è stata concepita come una serie di volumi addossati all'edificio esistente, con caratteristiche architettoniche autonome e tali da creare uno stacco fra l'esistente e il nuovo.
Lo stacco formale fra il volume del Ridotto e il nuovo intervento è stato realizzato con una torre scalettata rivestita in mattoni a vista, dalla quale nascono i volumi della torre scenica, dotati di raccordi stondati. Internamente è stata realizzata ex novo tutta la zona della scena, innanzitutto riportando il palcoscenico nella posizione originaria al limite del boccascena, e poi ricostruendo il retro palco con le necessarie strutture tecnologiche. L'accessibilità per i disabili è garantita alla platea e al primo livello dei palchi.
Il teatro è dotato di nuovi servizi igienici, collocati nelle parti aggiunte, oltre a quelli situati al piano interrato. Tutta l'impiantistica elettrica e speciale, con l'impianto termico e meccanico è stata integralmente rifatta, così come i locali tecnici, addossati alla fiancata laterale del teatro. I lavori di questa prima fase non comprendevano il restauro delle finiture della sala teatrale, del ridotto, dei foyer e degli spazi pubblici di distribuzione, così come dei locali del preesistente circolo ricreativo.
Subentrati gli architetti Guicciardini e Magni, essi hanno affiancato alle rigorose intenzioni conservative per il restauro degli interni storici una più accentuata connotazione contemporanea, laddove si trattava di sviluppare nuovi dettagli e arredi per le parti di ingresso e i diversi foyer, fino all'uso di grandi pannelli riproducenti fotografie di David Bastianoni. Il loro progetto ha anche realizzato un rafforzamento della presenza del teatro nella scena urbana e nel rapporto con l'anti-stante piazza Gramsci, per attuare il processo di riaggregazione identitaria intorno al centro della città. Una grande stele con la dicitura Teatro del Popolo è collocata in un punto di grande visibilità e anticipa la presenza del teatro nella piazza.
La biglietteria è impiantata nell'ambiente a destra dell'ingresso, mentre il guardaroba è ricavato nel punto di contatto tra il foyer e l'ingresso al bar, posto nei locali sotto il Ridotto, dove un lungo bancone curvilineo in corian retroilluminato fronteggia la parete specchiante composta da Stefano Rovai con elaborazioni grafiche di immagini attuali di Piazza Gramsci.
Il sistema distributivo si snoda dal foyer del piano terra ai due foyer superiori, attraverso le due scale esistenti e la nuova scala di sicurezza che servono i tre livelli di palchetti e il loggione. Dal foyer di ingresso si accede tramite un breve disimpegno alla sala teatrale, costituita da una platea sulla quale si affacciano 48 palchi disposti su tre ordini e il loggione. La costruzione del nuovo palco consente lo svolgimento di spettacoli teatrali e operistici, grazie anche alla presenza della fossa orchestrale, sotto le prime file di sedute. La nuova torre scenica si estende su una superficie di 150 metri quadrati per una altezza di 15 metri ed è dotata di quattro tiri motorizzati.
In aggiunta al lampadario centrale restaurato, nella sala sono stati posti corpi illuminanti in ottone rielaborati dal repertorio classico, simili ai lumini che appaiono nelle foto ottocentesche. Nella configurazione della sala le ragioni di un inserimento analogico e la volontà di mantenere l'unità della figurazione complessiva hanno prevalso sull'alternativa di introdurre inserimenti contemporanei, come invece avvenuto per altre parti del complesso.
I tendaggi e i sipari sono realizzati in velluto ignifugo di colore rosso cardinalizio, con balze e frange dorate, come nei vecchi tendaggi. Per le mantovane dei palchetti sono riproposte le stesse finiture a frange preesistenti (delle quali erano conservati lacerti), nell'intento di non sovvertire il senso dell'originaria semplicità del teatro. Un'analisi dell'acustica ha fatto emergere un'eccessiva riverberazione con tempi lunghissimi di ritorno, sfasature che sono state migliorate essenzialmente con l'impiego di materiali fonoassorbenti di rivestimento per l'interno dei palchetti, utilizzando una stoffa pesante e vibrata da una tessitura minima, nei colori del rosso mattone spento.
E' stata condotta una accurata nuova campagna di saggi sugli intonaci e sui decori di sala e foyer, nonché un'analisi chimica dei decori in oro sui palchetti. Alla base del lavoro di restauro degli apparati decorativi ci sono state le considerazioni derivate dai saggi e anche dalle analisi di confronto con altri teatri, da cui è emersa la singolare vicenda costruttiva e decorativa che accomuna il Teatro Manzoni di Pistoia con il Teatro del Popolo, pur nella ovvia diversità della scala architettonica: la perfetta corrispondenza tra i loro apparati decorativi si è rivelata di grande utilità per la ricostruzione del boccascena, ricondotto alla situazione originaria, e dei suoi decori.
Prima di iniziare le operazioni di restauro, Fabrizio Iacopini ha condotto una accurata campagna di saggi stratigrafici e di scopritura sugli intonaci e sulle finiture all'interno della sala e degli ambienti di ingresso al teatro (colonne, lesene, scale). La decorazione originaria dell'ingresso aveva soffitti incannicciati dipinti di azzurro con cornici a trompe-l'oeil, dipinte di azzurro più scuro con al centro un rosone nei toni del grigio caldo. Nel dopoguerra furono applicate ai soffitti delle cornici in gesso e nuove tinteggiature colore avorio. Le colonne e le lesene del foyer di ingresso erano originariamente decorate a finto marmo nei toni dell'arancio e dell'ocra, con finitura a cera.
Sulle colonne e sulle lesene vi erano almeno tre strati di ridipintura successiva, che coincidono con i principali interventi di restauro cui è stato sottoposto il teatro. La morfologia della balaustra delle scale, realizzata in cemento stampato, appare similare a quella della terrazza esterna, aggiunta con gli interventi degli anni '20. Per la pavimentazione interna è stato scelto un travertino chiaro, ritenendo incongruo il pavimento marmoreo degli anni '60..
La scelta di conservare le dipinture originarie della sala, piuttosto che procedere con nuove ha costituito un punto di decisiva qualificazione delle operazioni di restauro: quindi recupero integrale degli apparati decorativi dei palchetti, con l'integrazione di nuovi interventi pittorici solo per quelle parti che venivano ripristinate architettonicamente. La lettura delle stratificazioni degli apparati decorativi rivelava una qualità delle stesure originarie, che è stato possibile recuperare quasi integralmente.
Con l'intervento di riduzione della sala a vantaggio del palcoscenico, si era già scelto di ripristinare la situazione originaria, modificata soprattutto con gli interventi del secondo dopoguerra; analogamente, si è portato avanti il ripristino degli elementi pittorici corrispondente alla situazione ottocentesca ed in particolare la ricostituzione del decoro dell'arco scenico, mentre il ripristino degli elementi architettonici decorativi dei palchi di proscenio è stato effettuato con la ricostruzione delle lesenature e la copia delle basi e dei capitelli corinzi mancanti, ottenuta mediante un calco degli elementi superstiti nel Teatro.
Il nuovo tono delle parti frontali dei palchetti richiedeva di essere valorizzato in un insieme di tonalità e colori che non sopravanzassero le parti nobili decorate, come del resto è comune nei teatri storici. La finitura della base è stata realizzata con finitura a marmorino e ceratura superficiale. In base ai saggi sul soffitto della sala si è rilevata la presenza di una tinteggiatura colore ocra spento in luogo del precedente colore bianco, che è stato così ridipinto integralmente nel colore originario, con un effetto vibrato da una leggerissima patinatura.
Allo sguardo finale la sala appare come la sommatoria equilibrata di interventi minimamente distinti e variati tra quanto conservato e quanto rinnovato, ma con la chiara intenzione di far prevalere l'unitarietà della figurazione quale tratto distintivo saliente.
I testi sono elaborazioni redazionali tratte da saggi di: Piero Guicciardini, Marco Magni, Giovanni Parlavecchia, Luigi Zangheri.
Le foto sono di David Bastianoni, Antonio D'Ambrosio, Remo Taviani.