Spettacolo di musica, teatro e danza che racconta una rivoluzione
Liberamente ispirato a La Grande Fabbrica delle Parole di Agnès de Lestrade e Valeria Docampo
Spettacolo visionario, suggestivo, ritmato, raccontato dalla musica che domina tutto lo sviluppo narrativo.
Ne La fabbrica delle parole le parole non si possono né possedere, né pronunciare: sono proibite fatta eccezione per la faraonica Direttrice, che le usa in versi e in rima, in un’ostentazione di possesso di un “bene materiale” che
viene continuamente prodotto, ma che non appartiene mai a coloro che materialmente lo producono. Le parole sono preziose, ne vengono usate poche, diventano simbolo di potere e di ricchezza, a scapito di una popolazione
operaia travolta in un vortice produttivo muto e scatenato.
Ma la storia ci insegna che non servono solo le parole per esprimere la propria ricchezza e forza interiori. A volte una visione, un amore, un sogno possono compiere vere e proprie magie. Tutta la storia si svolge dentro il microcosmo di una Fabbrica di parole, specchio di una società moderna (forse futuribile) in cui una Direttrice tirannica si contrappone ad un popolo di operai robotizzati.
Uno di loro, forse il più vessato, fragile impaurito, affrontando sempre nuovi ostacoli riuscirà ad affrancarsi e diventare sicuro di sé e forte. La sua energia scardinerà il sistema produttivo in un finale folle, festoso – a suo modo – rivoluzionario.
Le musiche scritte appositamente per questo spettacolo e affidate ad un sestetto composto da fisarmonica, clarinetto, pianoforte, chitarra e contrabbasso tracciano una drammaturgia fatta di luci e ombre dove emergono nette le tensioni tra l’ideale, il sogno e la realtà quotidiana. Unica eccezione il gran finale dove la pura follia di un samba prenderà il sopravvento portando lo spettatore in un clima di grande festa liberatoria.
LA SCENA COME QUADRI DI UN LIBRO ILLUSTRATO
Lo spettacolo ambisce a mantenerne l’aspetto onirico e surreale del libro a cui si ispira. Tutte le sequenze sceniche giocano sul confine sottile tra finzione e matericità, tra sospensioni e pesantezza: lo stesso senso della fatica – ora sofferta da corpi provati, ora danzata da corpi leggeri – crea un vortice di incastri ritmici di corpi e ingranaggi stilizzati e volanti.
Lo spettacolo traccia un ponte tra immaginario e reale che scorre su un flusso musicale vorticoso, raffinato, evocativo, sognante. Lo spettacolo – rivolto ai bambini come agli adulti – suggerisce un messaggio profondo: stimola a superare i propri limiti attraverso strumenti inconsueti che si affiancano a quelli tradizionali. Appropriarsi delle parole rende ricchi (anche dentro), e in questo percorso la lettura costituisce uno strumento fondamentale, a cominciare dalla scoperta dello straordinario libro che ha ispirato questo spettacolo.

